Venegono Superiore – Iniziativa dei familiari delle troppe vittime dello “stradone” che collega Venegono Superiore e Inferiore
Nove morti sono troppi per un solo paese, per una sola strada. Dopo la nona, giovanissima vita spezzata in via Battisti – Marianna Cerrone, una bella ragazza che non aveva ancora 24 anni – i familiari di chi ha perso la vita sullo “stradone”, il rettilineo che collega Venegono Superiore e Inferiore, hanno detto basta. Basta, mai più morti in via Cesare Battisti. E così ieri, insieme al presidente dell’Associazione Familiari Vittime della strada “Per una strada che non c’è”, hanno dato vita ad un presidio, una piccola manifestazione simbolica per richiamare l’attenzione di cittadini ed amministratori sulla pericolosità di via Battisti. (nella foto sopra il luogo dell’incidente costato la vita a Marianna Cerrone, qui sotto un momento dell’iniziativa di ieri).
Le soluzioni ci sarebbero, sono anche stati avviati contatti con l’amministrazione comunale, ma ancora non si è riusciti ad abbassare la pericolosità di questa strada dritta dritta, con un solo semaforo all’incrocio con via Parini e nient’altro a rallentare le auto.
L’associazione varesina che riunisce padri, madri e fratelli di chi ha perso la vita in un incidente stradale, ha ben presente i problemi di via Battisti: un anno fa, quando a morire, a pochi metri da casa, fu il 14enne Luca Gamillo, i parenti dello sfortunato ragazzo e il presidente dell’associazione Ernesto Restelli andarono dal sindaco a chiedere provvedimenti per fermare la strage. Grande disponibilità e un primo piccolo, ma importante, passo: il semaforo ora è acceso 24 ore su 24.
Ma non basta: l’associazione ha proposto un semaforo radar, di quelli che fanno scattare il rosso quando un’auto transita a velocità troppo sostenuta; si era parlato di una rotonda, ma i mesi passano e ancora non si è arrivati al dunque. “La rotonda si farà”, dice il sindaco Mariolina Ciantia, ma quando non si sa, perché il progetto è legato a quello del nuovo sottopassaggio che dovrebbe nascere all’altezza di via Montenero, e quando, come in questo caso, ci si trova di fronte a tre enti (Comune, Provincia e Ferrovie Nord) che devono coordinarsi, i tempi inevitabilmente si allungano.
Forse l’ennesimo tributo di sangue pagato a via Battisti due giorni appena dopo Natale, la rabbia di chi è rimasto a piangere queste vite spezzate e la determinazione dell’Associazione “Per una strada che non c’è”, contribuiranno a sbloccare la situazione e a togliere a via Battisti la triste fama che oggi la circonda.
Varese News
Lunedi 5 Febbraio 2007
Mariangela Gerletti
mariangela.gerletti@varesenews.it
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